Il piercing: evoluzione delle motivazioni e conseguenze per la salute

 

 

GIOVANNA REZZONI

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XV – 25 novembre 2017.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: DISCUSSIONE/RECENSIONE]

 

La pratica attuale del piercing[1], consistente nel forare parti superficiali del corpo per introdurre elementi di metallo, talvolta ornati di gioielli, d’osso, pietra ed altri materiali, ad imitazione di riti tribali di origine preistorica, può interessare varie branche delle neuroscienze e sicuramente costituisce un comportamento rilevante in termini psicologici e di rischio per la salute.

Molti, tra i non giovanissimi, ricorderanno Ötzi, la mummia scoperta nel ghiacciaio di Similaun sulle Alpi Venoste nel 1991 con una grande risonanza mediatica perché era ed è la più antica mummia conosciuta; ma probabilmente pochi ricordano che, oltre ad avere vari tatuaggi, Ötzi presentava un foro al padiglione auricolare del diametro di 7,11 mm: la più antica traccia di piercing nota[2]. Molte tracce preistoriche attestano l’antichissima origine di questa pratica, e l’opinione prevalente fra gli studiosi attribuisce a quest’uso la funzione di indicare e distinguere, mediante un contrassegno simbolico inciso nel corpo, i ruoli dei membri della tribù, al fine di razionalizzare e facilitare la regolazione dei rapporti nella vita sociale o durante riti e cerimonie collettive[3]. Tra le popolazioni antiche, presso gli Ebrei era prescritta la perforazione dell’orecchio allo schiavo che sceglieva di non essere liberato, come si legge nel Deuteronomio (15: 12-17). Con l’avvento dell’Era cristiana, che abolisce la circoncisione ed ogni altro intervento rituale sul corpo, si assiste ad un completo abbandono della pratica.

Il ritorno di quest’uso, con una connotazione radicalmente diversa, oltre a costituire una curiosità socio-antropologica, pone interrogativi non banali sulle ragioni che ne facilitano la diffusione.

Van Hoover, Rademayer e Farley hanno proposto, mediante una rassegna sull’argomento, un’analisi dell’evoluzione nel tempo delle ragioni che portano a sottoporsi alla perforazione di tegumenti e mucose, e una discussione sui problemi di salute che comporta l’inserimento di elementi metallici nei tessuti vivi. Seguendo questa traccia, si propongono alcune considerazioni sugli aspetti più rilevanti.

(Van Hoover C., Rademayer C. A., Farley C. L., Body Piercing: Motivations and Implications for Health. Journal of Midwifery Women’s Health  - Epub ahead of print doi: 10.1111/jmwh.12630, 2017).

Inizialmente, la comparsa del body piercing presso i giovani delle società evolute del mondo occidentale, è stata considerata come un comportamento estremo di piccole minoranze costituite da gruppi in aperta rottura con la cultura dominante nella propria realtà sociale ed ispirati ad una dimensione antropologica tribale, concepita come positiva per la sua diversità ed arbitrariamente idealizzata quale riferimento per una identità collettiva.

Psicologicamente, l’attecchimento della pratica era prevalente presso coloro che tendevano ad un autolesionismo non suicidiario, e, in ogni caso, sembrava prevalere in quelli che avevano sviluppato, talvolta su una base depressiva, espressioni di aggressività auto-diretta. Poco per volta, il significato erotico è divenuto prevalente e, in molte realtà, pressoché esclusivo. La perforazione delle mucose genitali, che per ovvie ragioni rimane nascosta, appare ancora a molti inquietante o addirittura raccapricciante, più di quella della lingua, delle labbra o delle palpebre. La perforazione del capezzolo, con la sbarretta metallica limitata dalle due classiche sferule, è apparsa da tempo sulle spiagge in cui ci si può esporre a seno nudo, e dichiara la rinuncia all’impiego fisiologico delle ghiandole mammarie per l’allattamento. L’applicazione del piercing alla mucosa clitoridea, intesa per accrescere il proprio piacere, costituisce uno specifico messaggio per il partner sessuale che, se non è preparato alla presenza di un elemento artificiale e potenzialmente lesivo in un’area così delicata, se non condivide le razionalizzazioni proposte come giustificazioni ed ha una diversa sensibilità, può vivere l’esperienza come problematica se non addirittura traumatica.

Intanto, le espressioni più cruente e deturpanti, quali i piercing multipli che trafiggono in serie palpebre, sopracciglia, labbra, guance, lingua e frenulo linguale, o gli anelli che pendono in sovrapposizione dal naso, non si sono diffusi in modo esponenziale, come i piercing singoli e discreti, e sembrano essere confinati ad una piccola minoranza stabile. Allo stesso modo, la diffusione generale, presso gli strati di popolazione con un più elevato livello di istruzione, dopo un periodo di incremento, è andata progressivamente limitandosi, rimanendo circoscritta ad una quota che tende a rimanere sostanzialmente invariata. Un andamento, questo, differente da quello che ha caratterizzato il contagio internazionale nella moda del tatuaggio.

I piercing più discreti, come i piccoli gioielli da naso e le altre forme singole, sono stati progressivamente accettati, anche per assuefazione, in molti contesti, inclusi quelli costituiti da persone tradizionalmente conservatrici, secondo un trend simile a quello avuto dall’orecchino maschile. Una parziale eccezione fra i piercing multipli, in molte realtà, è rappresentata dalla serie di anelli che occupano la parte esterna del padiglione auricolare, accettati alla pari delle perforazioni meno appariscenti. Un’evoluzione che è apparsa molto evidente nelle grandi città è consistita nella transizione da elemento auto-aggressivo, che invia un messaggio di rottura a tutti coloro che condividono i costumi ordinari della società di appartenenza, ad ornamento dal gusto non convenzionale ma ugualmente concepito per attrarre coloro che non hanno preclusioni nei confronti di questa pratica o tendono a subire il fascino delle mode.

Il principale cambiamento nel tempo ha riguardato la considerazione media che si è evoluta da un giudizio di comportamento estremo ad una accettazione da parte della popolazione generale: il piercing del lobo dell’orecchio è ormai tanto frequente da non essere più notato. Anche le motivazioni per la scelta si sono evolute nel tempo e si possono associare alla sede e al numero; gli stessi significati, all’inizio della diffusione legati alla desiderabilità sessuale e al piacere, ora coprono uno spettro che va dalla semplice adesione ad una moda fino a un comportamento a rischio grave per la salute, perché originato da uno stato psichico incline a condotte masochistiche e associato a comportamenti consistenti nell’auto-infliggersi ferite, pratiche dolorose o piccole torture.

A margine di queste considerazioni, non si può trascurare il ruolo che ha avuto la nascita di una nuova “figura professionale” che applica le piccole forme metalliche attraverso le soluzioni di continuità realizzate nelle varie zone del corpo, presentandosi come un fornitore di servizi che tende a conquistare la fiducia dei clienti.

Van Hoover e colleghi osservano che, quando insorgono delle complicanze nel sito di applicazione, le persone si rivolgono per consigli in primo luogo a chi ha realizzato il piercing, ritardando l’intervento medico o il ricovero, che talora si rende necessario. Gli autori dello studio hanno anche rilevato lo sviluppo in questi ambienti di una sottocultura che porta a discreditare i medici, e più in generale coloro che esercitano le professioni sanitarie, considerandoli non informati, tendenti a discriminare e prevenuti nei confronti dei portatori di queste applicazioni, particolarmente quelli che hanno piercing multipli o nelle parti intime del corpo. Naturalmente, non si esclude che vi possa essere da parte di medici, chirurghi e infermieri, una disapprovazione non dissimulata per un “comportamento a rischio di patologia” non giustificato da necessità. Infatti, le complicanze più comuni del piercing includono infezioni, sanguinamenti, problemi connessi con la cicatrizzazione, il trauma e la mortificazione tessutale. Tali conseguenze sono riferite da circa il 50% dei portatori, ai quali si devono aggiungere coloro – e non sono pochi – che fanno ricorso all’automedicazione e non giungono all’attenzione sanitaria. Un’altra complicanza è costituita dalle risposte immunoreattive al metallo, un’evenienza spesso trascurata perché espressa in forma subacuta e circoscritta, ma tutt’altro che rara, e tale da imporre attenzione nella scelta degli elementi di chincaglieria o gioielleria impiegati in queste imitazioni delle pratiche rituali con valore simbolico nelle culture tribali.

Non si deve poi dimenticare che la gestione dei siti di piercing, più specificamente nelle donne, diventa critica in alcune condizioni, quali gli interventi chirurgici, la gravidanza, il parto e l’allattamento.

 

L’autrice della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Giovanna Rezzoni

BM&L-25 novembre 2017

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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[1] Dall’inglese to pierce = perforare.

[2] Cfr. Rayner W. Hesse, Jewelrymaking through History: An Encyclopedia. Greenwood Press, 2007.

[3] Sono presenti su internet numerose “storie” sull’origine dei vari tipi di piercing: nella maggior parte dei casi si tratta di elaborazioni suggestive, arbitrarie, fantasiose, prive di supporti documentali e non derivate da ricostruzioni sistematiche basate su nozioni certe e ipotesi accreditate. Le più note tra queste, secondo gli autori di Wikipedia, sarebbero “dovute all’immaginazione del solo Doug Malloy, pioniere del piercing moderno”.